Come funziona in pratica la terapia E.M.D.R.?
Quando un evento ha una portata emotiva intensa e quindi si connota come traumatico (o è particolarmente stressante), può non essere integrato all’interno della rete mnestica cerebrale. Il ricordo si “blocca” e si isola all’interno della rete neuronale con tutte le informazioni emotive, cognitive e corporee legate a quella situazione. In presenza di stimoli in grado di sollecitare il ricordo (trigger), la persona potrà vivere le stesse emozioni legate al passato in situazioni molto differenti che poco hanno a che fare con il pericolo di un tempo. Il passato quindi diventa presente. Ad esempio una persona vittima di violenza può avere un attacco di panico se osserva due persone discutere animatamente in un bar. Con l’utilizzo dell’E.M.D.R. è possibile sbloccare questi ricordi e riattivare il fisiologico meccanismo di elaborazione dell’informazione.
L’E.M.D.R. si avvale della stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali che presiedono i processi cognitivi ed emotivi. Esistono diversi tipi di stimolazione bilaterale (visiva, uditiva, tattile,..) ma le più utilizzate sono quelle visive legate al movimento oculare bilaterale.
In concreto la persona deve seguire con gli occhi le dita del terapeuta che si muovono con un movimento bilaterale da destra a sinistra.
Tale movimento incoraggia l’attivazione di entrambi gli emisferi, sollecitando il processamento dell’evento traumatico, ed attiva prevalentemente le aree limbiche del cervello oltre a quelle della corteccia frontale ed orbitofrontale. Queste aree sono conosciute per essere un nodo cruciale nell’elaborazione sensoriale, dell’apprendimento e dei processi decisionali di comportamenti emotivi.
Il ricordo viene elaborato in maniera naturale e non direttiva: man mano che il ricordo viene elaborato diminuisce l’intensità emotiva e il paziente avrà accesso a nuovi pensieri e nuovi punti di vista come processo naturale dell’integrazione dell’informazione.
Come funziona la terapia E.M.D.R., le fasi:
L’E.M.D.R. è un metodo complesso, costituito da un protocollo di otto fasi:
- acquisizione della storia del paziente e definizione del piano terapeutico, in cui il psicoterapeuta e il paziente andranno ad identificare quali fattori di rischio e fattori di protezione sono presenti nella storia di vita della persona.
- preparazione del paziente, in cui il terapeuta spiega il funzionamento dell’EMDR ed evidenzia eventuali legami tra l’esperienza di vita e il disagio presentato dalla persona,
Queste fasi si svolgono nel momento iniziale della terapia, quando avviene una prima conoscenza tra terapeuta e paziente e si definiscono gli obiettivi e i ricordi da elaborare.
Successivamente si passerà ad elaborare i ricordi più disturbanti, che creano maggior disagio alla persona, e per ogni momento identificato verranno svolti i seguenti passaggi:
- assessment, in questa fase vengono identificati e misurati gli aspetti del ricordo da elaborare;
- desensibilizzazione, elaborazione del ricordo traumatico mediante stimolazione oculare bilaterale;
- installazione della cognizione positiva, in questa fase si rinforza un pensiero positivo su se stessi abbinato al ricordo traumatico;
- scansione corporea, mentre si concentra sul ricordo e sulla cognizione positiva, il paziente verifica se vi sono disturbi o tensioni nel corpo. Qualora venissero riscontrati, vengono desensibilizzati sempre tramite movimento oculare.
Quest’ultimo aspetto è molto importante perchè permette di accedere all’esperienza traumatica anche a livello corporeo, elaborando aspetti del trauma che altri approcci psicoterapeutici difficilmente riescono a raggiungere.
In seguito all’elaborazione del ricordo si modificherà la percezione emotiva di quest’ultimo, che verrà vissuto con minor disagio e con minor coinvolgimentio emotivo.
Vi sarà anche una differente percezione cognitiva, sviluppando prospettive differenti e pensieri diversi sull’accaduto.
Il mio metodo di lavoro prevede un’integrazione di sedute E.M.D.R. con sedute psicoterapeutiche classiche.