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EMDR e violenza di genere: una testimonianza

4 Ottobre 2020/in Blog /da Sara Barletta

Pubblico con piacere sul mio blog la testimonianza di una mia giovane paziente che ha affrontato e risolto un grande trauma tramite un percorso terapeutico EMDR.

Dopo essere stata segregata in casa per cinque mesi, subendo violenze di ogni tipo dal suo compagno, grazie al suo coraggio ed alla sua forza è riuscita a scappare e successivamente a chiedere aiuto per affrontare in terapia quanto successo. E’ riuscita a riprendersi in mano la sua vita, a lasciare nel passato le sue esperienze traumatiche ed a diventare testimone del fatto che si possano superare anche gli eventi più tragici e dolorosi. Un vero esempio di crescita post-traumatica.

EMDR e violenza di genere una testimonianza

”Beh, le posso dire che sono la sua persona!”

Accolsi quelle parole come un bicchiere d’acqua per un disperso nel deserto. Finalmente dopo un anno di ”no” trovai una terapeuta che ebbe il coraggio di prendersi cura di me, della mia vita fin troppo lacerata per i miei 23 anni.

Arrivavo da mesi di ricerca di un appiglio e quando la mia mente realizzò che avrei potuto iniziare la mia psicoterapia, mi diede delle scosse di adrenalina, di paura e di energia. Ora che avevo ricevuto un “sì”, cosa avrei dovuto fare? Cosa sarebbe successo?

Iniziare un percorso di psicoterapia non è per niente semplice, una volta scappata da Lui e dalla sua violenza, una volta fuori dal suo mirino e dal suo sadismo, l’istinto primordiale che cerca di mettere in atto la tua mente è quello di nascondere, dimenticare, camuffare.

Poco male, si può pensare, cosa c’è di meglio che dimenticare la notte in cui sei stata accoltellata? O cosa puoi desiderare di più di dimenticare tutte le violenze, umiliazioni e minacce che hai subito? Ecco, non è così.

Anzi, forse non c’è niente di peggio nel disturbo post-traumatico che cercare di dimenticare.

Non si riesce e non si può fare. In me è sempre rimasta una piccola percentuale di lucidità che mi diceva che ciò che ricordavo era molto meno di ciò che realmente era successo.

Cercare di dimenticare per me ha voluto dire convivere costantemente con crisi di panico e paura. Le mie iniziavano con un fortissimo senso di nausea, più volte ho vomitato prima o dopo la crisi, la nausea era accompagnata da una tachicardia molto forte, il cuore sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro, oltre ad andare molto veloce, pompava più forte del normale, ma sembrava sempre che facesse troppo poco. Il sangue sembrava non bastare, mani e piedi iniziavano a sudare e a perdere temperatura, faceva freddo, tanto freddo, la nausea si faceva più forte, causando conati di vomito. Tremavo e mi irrigidivo, le due cose però facevano contrasto ed il corpo si stancava in maniera consistente, poi arrivava il nodo in gola e mancava il respiro, e più cercavo di inspirare, più i polmoni si rifiutavano di dilatarsi e la gola ti si stringeva in una morsa letale. Era come avere un fuoco che divorava le viscere, un fuoco interno che contrastava il gelo che provava la tua pelle e poi arrivava il pianto. Quando iniziava il pianto era impossibile fermarlo. Tutto questo, tutto insieme, faceva male; il corpo era come se si squarciasse, era come se l’anima cercasse una via di fuga, era come la farfalla che cercava di uscire dal bozzolo; faceva male e spesso in aggiunta questo male me lo procuravo volontariamente. Spesso il corpo, in preda a dei gesti involontari, si ribella e cerca di sbattere contro le pareti o i pugni cercano la propria testa, nel dolore che si prova l’unico modo per sopportarlo sembra essere quello di procurarsene dell’altro, perchè da quella morsa non ne puoi uscire pulito, non ne esci intero, ne esci fatto a pezzi, ne esci lacerato, sempre che tu riesca ad uscirne.

Ecco perchè non si può dimenticare o accantonare, perchè i ricordi cercheranno di uscire, sempre, per tutta la vita e bisogna essere in grado di affrontarli e urlargli addosso: ”TU NON MI FAI PAURA”.

Mi è stato proposto un percorso che comprendeva l’EMDR, ovvero attraverso un movimento oculare bilaterale, sarei arrivata a sbloccare e rivivere in maniera lucida i ricordi più traumatici e disturbanti che ancora erano in grado di condizionare la mia vita, per poterli accettare come parte del mio passato e inscatolarli nei ricordi che ognuno ha del proprio vissuto.

Questa spiegazione è stata interessante e preoccupante nello stesso momento, in pratica iniziando questo percorso avrei aperto il vaso di Pandora.

E non è facile da affrontare.

Durante la seduta EMDR ci si focalizza sul ricordo che si ha intenzione di rielaborare e non è il ricordo in sè ad essere difficile da affrontare ma tutto ciò che a lui è annesso, le emozioni, la paura, il terrore, il dolore mentale e fisico.  Ebbene sì, perchè i ricordi non sono intesi solo come memoria di un accaduto, ma per me sono stati anche ricordi fisici, perchè il trauma si è inscritto  anche nel corpo e il nostro corpo è in grado di farci rivivere a posteriori il dolore di un episodio traumatico. Durante la seduta spesso toccavo le zone del corpo che venivano incluse nel ricordo in cerca di sangue o per il dolore o perchè mi sembrava che si stesse gonfiando, come se fossi appena stata colpita. Aumentava il battito e in un attimo era come se fossi ripiombata lì, ma poi, aprivo gli occhi ed ero in un ambiente sicuro, con una persona che non mi avrebbe fatto del male, ma che mi stava vicino e mi aiutava. Ma soprattutto mi trovavo nel presente e quelli erano solo ricordi.

Il post seduta a volte è stato faticoso, tornata a casa il desiderio era quello di dormire e basta, a volte avevo dolori in tutto il corpo, ero stanca e un pò turbata, ma consapevole e lucida. Ero consapevole che quei dolori erano un meccanismo messo in atto dal mio corpo per eliminare, buttare fuori tutte le tossine del passato.

Ero consapevole che affrontare quei ricordi, quei dolori, fosse l’unico modo per cancellarli dal MIO presente.

Andando avanti con gli incontri mi rendevo conto di quanto la mia vita stesse cambiando, le crisi di panico erano sparite, avevo ancora dei flashback, dei momenti in cui vedendo un particolare oggetto o vivendo una particolare situazione, la mia mente cercava di ricondurmi nel passato, ma l’EMDR mi ha dato la capicità di fermarmi, respirare (respirare tanto!) e dirmi ”no, tu sei qui, ora. Tu sei viva e al sicuro”. Questa capacità mi ha permesso piano piano di riprendere in mano la mia quotidianità, mi ha dato la possibilità di scegliere se farmi sovrastare dai ricordi o se provare ad affrontarli e accettarli.

Il passato non si può cambiare, è indelebile, è scritto ed è parte di noi. Ormai è nostro e non si può scappare dalla propria vita. Quindi l’unico modo per andare avanti per me è stato riconoscere questi miei dolori, questi traumi, questi eventi, come parte di me.

L’EMDR mi ha dato la possibilità di rivivere quei ricordi, quelle situazioni così dolorose, in modo lucido, donandomi un’altra prospettiva. Momenti in cui ho pensato di essere debole, in cui ho pensato di essere arrivata al capolinea, momenti in cui ho pensato di morire, in cui mi sono detta che non ero abbastanza forte, in cui ho dato così tanto potere a Lui da farmi sentire piccola come una formica; sono diventati, grazie alla terapia, momenti in cui più forte di così non avrei potuto essere, in cui tutti quei pensieri così negativi sono stati sostituiti da affermazioni come: ”io sono forte”, ”io posso farcela”, ”tu non puoi uccidermi”, ”io sono viva”.

Non è scontato, non è facile, ci vuole tempo ed ognuno ha il suo.

Ma, anche se la fuga da quel terrore l’ho messa in atto da sola, sono convinta che la terapia, in particolare questa tecnica, mi abbiano salvato una seconda volta la vita.

Tutto quello che ho affrontato per quanto doloroso e inimmaginabile, fa parte di me e ora mi sento in grado di proteggerlo, raccontarlo, farne testimonianza.

Non vedo più il legame con il mio passato come delle catene pesantissime, ma piuttosto mi sento più come se lo stessi abbracciando, non mi vedo più come un’anima macchiata dalla sporcizia, ma piuttosto un’anima un pò più colorata.

Sono libera dai miei dolori e non mi sono mai sentita così viva.

 

Cristina

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