Come riconoscere un disturbo d’ansia e quando chiedere aiuto ad uno psicologo?
In questi due anni di emergenza sanitaria legata al Covid-19, caratterizzati anche da marcate restrizioni relazionali e sociali, in cui il disagio è stato reso più intenso da periodi di quarantena, molte persone a Rho e dintorni hanno chiesto il mio aiuto perché manifestavano disturbi d’ansia come disturbi d’ansia generalizzata, attacchi di panico, ansia da malattia (ipocondria), ansia da contagio, chiedendo di essere aiutate per superare queste situazioni di difficoltà.
Ho pensato di scrivere un articolo con lo scopo di chiarire alcuni aspetti relativi a questa problematica, riscontrata spesso tra i miei pazienti e molto diffusa nella popolazione in generale.
E’ necessario premettere che la risposta ansiosa nei confronti del pericolo costituisce una reazione normale ed innata, caratterizzata da un aumento della vigilanza e dell’attenzione ed ha come obiettivo quello di preparare la persona ad affrontare il pericolo predisponendola ad una risposta rapida ed automatica.
In questa accezione l’ansia e la paura possono essere definite risposte fisiologiche perché preparano ad affrontare al meglio i pericoli, attivando le risorse per fronteggiare le difficoltà ed innescando dei meccanismi neurobiologici di risposta automatica.
L’attivazione fisica è globale proprio perché il corpo si deve difendere, ed avviene a livello fisico, emotivo, cognitivo e comportamentale.
L’attivazione fisica avviene tramite una iperattivazione neurofisiologica come l’aumento della pressione sanguigna, l’aumento della sudorazione, tachicardia, tremore, vertigini, nausea e dolore toracico.
L’attivazione a livello cognitivo comporta senso di pericolo e di allarme, sensazione di svenire, vuoto mentale, preoccupazione e rimuginio, pensieri ed immagini intrusive ed, in alcuni casi, può comportare la sensazione di sentirsi osservati.
I comportamenti messi in atto per affrontare la difficoltà sono principalmente di evitamento della situazione temuta, di richiesta di protezione e supporto (come ad es. la ricerca costante della presenza di una persona di fiducia) e di ipercontrollo della situazione, che viene scandagliata e programmata sin nei minimi dettagli.
Di fronte al pericolo l’essere umano può attivarsi con diversi tipi di risposta a seconda della minaccia da fronteggiare: risposta di attacco se si ha la percezione di poter affrontare la difficoltà, di fuga se il pericolo viene registrato come non superabile e di freezing/collasso se si vive un’emozione di sopraffazione e si riscontra l’impossibilità di scappare.
E’ necessario distinguere tra paura e ansia in quanto la prima si manifesta principalmente di fronte ad un pericolo immediato mentre l’ansia è più orientata ad affrontare un evento futuro.
Entrambe svolgono un ruolo adattivo in quanto la paura attiva la risposta di “attacco-fuga” e, innescata nelle giuste circostanze, può anche salvarci la vita. Allo stesso modo, l’ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci contro di esse, progettando ipotetici scenari nei quali potremmo essere coinvolti per comprendere la modalità migliore per affrontare la situazione temuta. Un giusto grado di ansia (quindi non eccessivo) ci permette di essere più performanti.
L’ansia può diventare un problema psicologico?
L’ansia è un’emozione che tutti abbiamo provato di fronte alla percezione di una minaccia, ma questo non implica che necessariamente diventi un disturbo d’ansia. Normalmente quando proviamo ansia mettiamo in atto delle strategie per ridurre o eliminare la minaccia, ripristinando in questo modo la precedente situazione di normalità. Quindi cosa fa sì che l’ansia fisiologica si trasformi in ansia patologica e si strutturi un disturbo d’ansia? Nei disturbi d’ansia l’attivazione fisiologica che segue la percezione di una minaccia, viene valutata a sua volta in maniera catastrofica dal soggetto, diventando essa stessa fonte di pericolo, spesso ancora più grave della minaccia esterna che ha funzionato da fattore scatenante. Si crea così un circolo vizioso in cui l’interpretazione errata e catastrofica dei sintomi dell‘ansia aumenta le sensazioni sgradevoli, e queste a loro volta rinforzano l’interpretazione catastrofica. Il disturbo d’ansia viene così mantenuto da:
- attenzione selettiva: il soggetto pone estrema attenzione ai segnali del proprio corpo interpretandoli in maniera catastrofica;
- rimuginio: l’individuo trascorre molto tempo a preoccuparsi cercando di prevedere o prevenire eventi negativi in condizioni di incertezza e di costruire mentalmente ipotetiche soluzioni senza mai giungere a una conclusione;
- evitamento: la persona evita gli stimoli temuti per non incorrere nell’ansia, riducendo così i propri gradi di libertà.
L’ansia costituisce quindi un disturbo psicologico quando diventa intensa e persistente nel tempo ed inizia ad interferire negativamente con la vita quotidiana, rendendo più difficile gestire i compiti legati a quest’ultima.
Il Dsm V (Manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali) descrive differenti tipi di disturbi d’ansia, specificando per ciascuno differenti criteri diagnostici:
Disturbo d’ansia di separazione (paura o ansia eccessiva riguardante la separazione da casa o dalle figure di attaccamento);
Fobia specifica (la paura o l’ansia sono intense e marcate e sono circoscritte alla presenza di una situazione o di un oggetto particolari, definito stimolo fobico). Ad esempio rispetto ad un particolare animale/insetto, in presenza di iniezioni/ferite/sangue o nel caso di stimoli ambientali come i temporali;
Fobia sociale (paura o ansia intense in una o più situazioni sociali nei quali l’individuo è esposto al possibile esame/giudizio degli altri);
Disturbo d’ansia generalizzata (presenza di ansia e preoccupazione -attesa apprensiva- eccessive legate ad una quantità di eventi o attività. L’individuo fa fatica a controllare la preoccupazione e ad evitare che interferisca con l’attenzione ai compiti che sta svolgendo).
Mutismo selettivo (costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli, ad es. a scuola, nonostante si sia capaci di parlare in altre situazioni)
Disturbo di panico (ricorrenti attacchi di panico inaspettati. Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, durante il quale si verificano almeno quattro dei seguenti sintomi: sudorazione, tachicardia, tremori, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di vertigine o di svenimento, brividi o vampate di calore, sensazione di formicolio, derealizzazione- sensazione di irrealtà – o depersonalizzazione – sentirsi distaccati da se stessi-, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire.
Agorafobia (paura o ansia intense e marcata innescata dall’esposizione reale o anticipata ad un’ampia gamma di situazioni come utilizzare trasporti pubblici, trovarsi in luoghi aperti o in luoghi chiusi, uscire di casa da soli,..);
Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci (disturbi d’ansia che si manifestano con l’assunzione di un farmaco o droga o con la loro sospensione).
Trattamento e cura dei disturbi d’ansia
Quando l’ansia diventa marcata e significativa ed inizia ad interferire con la nostra quotidianità, può essere utile ricorrere al supporto di uno psicoterapeuta.
Per il trattamento dei disturbi d’ansia sono indicati vari tipi di trattamenti psicologici, nello specifico quello cognitivo-comportamentale si focalizzerà principalmente sugli aspetti legati al pensiero disfunzionale catastrofico e sui pensieri irrazionali, e quello psicodinamico si focalizzerà maggiormente sugli affetti e sulle emozioni, anche di natura inconscia.
La terapia E.M.D.R. ha il vantaggio di focalizzarsi sugli aspetti cognitivi, su quelli emotivi ma anche su quelli corporei.
Come abbiamo visto, infatti, l’ansia provoca un’intensa attivazione a livello corporeo generando sintomi a livello del sistema neurovegetativo, tra i quali spiccano: il respiro affannoso, le palpitazioni, la sudorazione (particolarmente al palmo della mano), la secchezza delle fauci, la sensazione di “nodo alla gola”, quella di “testa vuota e leggera”, e le vampate di caldo.
Frequentemente possono manifestarsi anche disturbi gastrointestinali come meteorismo, disturbi digestivi, nausea e diarrea. I sintomi legati ad una spiccata tensione muscolare, sono spesso responsabili dei dolori diffusi e delle cefalee localizzate in sede occipitale e frontale. Talvolta il coinvolgimento della sfera muscolare comporta invece tremore e/o contrazioni e irrigidimenti degli arti superiori.
I disturbi del sonno si manifestano sotto forma di insonnia iniziale, centrale o di sonno interrotto da frequenti risvegli; l’insonnia può essere uno dei sintomi che conducono il paziente dal medico di famiglia e può indurre la complicanza dell’abuso di ipnotici o di ansiolitici in genere.
Per un buon trattamento sarà quindi necessario prendere in considerazione anche l’aspetto corporeo, che porterà ad una completa risoluzione della problematica ansiosa.